giovedì 23 ottobre 2014

Educazione emotiva e Infanzia

La qualità dell’esistenza di ogni bambino è influenzata dal modo in cui egli apprende, fin dai primi anni, ad affrontare le proprie emozioni: se in lui prevalgono reazioni emotive distruttive, queste finiranno per caratterizzare la sua vita scolastica, determinando relazioni insoddisfacenti con i compagni e con gli insegnanti. Per questo vorrei  soffermarmi, innanzitutto, sul rapporto esistente tra le esperienze emotive del bambino e il suo adattamento sociale.


    Risulta abbastanza evidente il fatto che, determinate emozioni, hanno un’influenza rilevante sull’apprendimento e sulla motivazione scolastica. Quanto più mettiamo il bambino in grado di vivere emozioni positive in ambito scolastico, tanto più lo aiuteremo ad imparare. Chi ha avuto a che fare con bambini all’inizio della scuola primaria avrà constatato che molti di essi si accostano all’apprendimento con notevole entusiasmo che, però, va smorzandosi col passare del tempo. Eppure gli insegnanti potrebbero fare molto per facilitare l’esperienza di emozioni positive nel contesto scolastico. Se lo studio è associato a stati d’animo piacevoli, sarà stimolata la capacità di partecipazione attiva dell’alunno al processo di apprendimento. Purtroppo questo si verifica ancora piuttosto raramente.
      E’ importante tenere presente che un’eccessiva tensione emotiva interferisce negativamente sull’efficacia di molte prestazioni. Ciò significa che se il bambino è troppo teso e coinvolto, il suo rendimento diminuirà in qualsiasi attività, non solo in quelle strettamente scolastiche, ma anche in attività sportive, artistiche o di altro tipo. Quindi, se è bene che vi sia un certo coinvolgimento, è altrettanto utile evitare un eccessivo stress.
    Le emozioni influenzano anche i rapporti interpersonali. Bambini che ad esempio manifestano un livello eccessivo di aggressività riceveranno spesso risposte altrettanto aggressive, oppure, tenderanno ad essere evitati, rifiutati, allontanati.  Se, invece, è presente un’eccessiva timidezza nei rapporti interpersonali, il bambino avrà difficoltà ad inserirsi nel gruppo e potrebbe trovarsi socialmente isolato.
    E’, inoltre, da considerare il fatto che le emozioni dominanti finiscono per determinare il clima psicologico della classe. Se qualche insegnante ha avuto l’infelice esperienza di trovarsi in una stessa classe quattro o cinque bambini con un elevato livello di iperattività, con un’eccentuata aggressività e con la tendenza a disturbare i compagni, probabilmente sarà arrivato alla fine dell’anno scolastico alquanto esausto. Questo per il fatto che determinate emozioni negative, se si manifestano con elevata frequenza ed intensità, possono creare un clima di classe piuttosto negativo che logora gli insegnanti e rende difficile il processo di apprendimento.
    Rimane, infine, da tener presente che le emozioni più frequenti diventano modalità di risposta abituali. Quindi, se abbiamo bambini che spesso provano ansia di fronte a interrogazioni o compiti in classe, è molto probabile che tale ansia, in assenza di un intervento specifico, si consolidi anche negli anni successivi. Lo stesso vale per altre emozioni quali, ad esempio, l’ostilità o la tristezza che se non vengono affrontate adeguatamente, finiranno per diventare parte stabile del repertorio emozionale del bambino.

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