Spesso capita di sentire mamme che dicono: “Non so proprio come fare con mio figlio: non riesco a fargli il bagnetto, perché si agita continuamente!” , oppure “Sbatte tutti i giocattoli per terra e non sta mai fermo” o, ancora, “Sembra non si accorga di cosa succede intorno a lui, non mi risponde.”.
Non si è necessariamente di fronte a bambini con disturbi psicopatologici come autismo o disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). Si tratta, semplicemente del fatto che, bambini e genitori, reagiscono in modo differente alle esperienze sensoriali della vita quotidiana.
Attraverso i sensi, riceviamo informazioni che provengono dal mondo esterno e il sistema nervoso elabora questi messaggi per produrre una risposta. Questo è il processo di elaborazione sensoriale: quando i genitori comprendono sia il significato dei comportamenti dei propri figli, sia le proprie risposte agli stimoli sensoriali, è più facile prevedere quali attività proporre al bambino in modo tale da suscitare il suo interesse e farlo sentire competente. Se un bambino riceve una stimolazione sensoriale della giusta intensità, diventa più partecipe e interagisce in modo positivo.
Ad esempio, un bambino molto sensibile ai suoni, alla stimolazione tattile e al movimento, probabilmente si agiterà in una stanza con tante persone, a causa del rumore delle chiacchiere e al continuo passaggio fra le braccia di chi lo vuole tenere. La mamma si troverà in difficoltà a calmare il bambino e potrebbe interpretare il comportamento del figlio come un rifiuto, ma se ha capito che il bambino è particolarmente sensibile al tatto e al suono può allontanarsi dalla zona più rumorosa, farlo tenere in braccio solo da poche persone e preferire di portarlo in braccio lei stessa, facendo in modo che gli altri lo vedano e, giocando con lui, non eccedano nello stimolarlo.